Con i miei occhi – Giuseppe Cottolengo

“Con i miei occhi” è una mostra che ha l’obiettivo di venire a conoscenza e di condividere lo sguardo sulla vita degli ospiti delle case cottolenghine diffuse in tutta Italia.
Cosa si intende per sguardo sulla vita? Il modo unico e particolare con cui essi percepiscono e vivono la realtà e le persone con cui si rapportano quotidianamente. Si può apprezzare e gustare questo sguardo, ugualmente degno di cittadinanza nella società civile ed ecclesiale, attraverso forme artistiche quali la pittura, il disegno, i manufatti, la poesia, i filmati.
Ciò che ne esce è un percorso, un viaggio che fa’ apprezzare da un lato la semplicità, la genuinità e la bellezza delle opere esposte, dall’altro invece l’aspetto simbolico che rimanda a valori, sentimenti ed emozioni vissute da coloro per i quali San Giuseppe Cottolengo ha voluto una casa, ristabilendone la dignità e facendoli il più possibile sentire figli di Dio.”

Santi della porta accanto. Giovani testimoni della fede

Sotto la guida di papa Francesco, la Chiesa universale sta vivendo una stagione di particolare attenzione al mondo giovanile. Il Sinodo dei vescovi, convocato per il prossimo mese di ottobre sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», ne è la conferma più evidente. In quest’ottica, l’Associazione Don Zilli, presieduta da don Antonio Sciortino, e il Centro culturale San Paolo, diretto da don Ampelio Crema con il supporto comunicativo del Gruppo editoriale San Paolo propongono una mostra dal titolo “Santi della porta accanto”. Giovani testimoni della fede.

La mostra in oggetto si articola in 32 pannelli. È pensata per una diffusione sul territorio lombardo, in primis, e nazionale; i contenuti sono stati concordati con il Servizio per la Pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana.

Trattandosi di un’iniziativa di natura educativa e pastorale, la mostra mira all’animazione dei giovani e non ha intenti commerciali (a promuoverla sono due Onlus). Il contributo economico che i promotori chiederanno a parrocchie, associazioni ed enti interessati, sarà finalizzato a coprire i costi di realizzazione e gestione della mostra e proporzionato al periodo di esposizione della stessa.

Ideazione e realizzazione

Ideatore e curatore della mostra è Gerolamo Fazzini, giornalista e scrittore, consulente di direzione di “Credere”, settimanale del Gruppo editoriale San Paolo. Hanno collaborato alla realizzazione dell’iniziativa altri due giornalisti, Ilaria Nava e Stefano Femminis, la grafica Mariangela Tentori, l’artista camerunese Francis Nathan Abiamb (in arte Afran), don Ampelio Crema, sacerdote paolino che opera con i giovani e Tommaso Carrieri, collaboratore del Centro culturale San Paolo di Vicenza, per la promozione.

Scopo della mostra

Stimolare in primis i giovani (oltre che famiglie ed educatori adulti, parrocchie e diocesi, oratori e scuole, associazioni e movimenti), ad una sempre maggior consapevolezza della chiamata a una “santità possibile” anche per i giovani di oggi: questo lo scopo principale della mostra. Sulla scia di quanto si legge nel documento preparatorio per il Sinodo («La Chiesa stessa è chiamata a imparare dai giovani: ne danno una testimonianza luminosa tanti giovani santi che continuano a essere fonte di ispirazione per tutti»), la mostra si propone di far conoscere storie di giovani cattolici esemplari, “contagiose” anche per l’oggi. Alcuni di essi sono stati già riconosciuti formalmente dalla Chiesa come Beati, altri sono Servi di Dio; di qualcuno è partito da poco il processo di beatificazione. In altri casi, si tratta di giovani “normali” che però si sono distinti per la qualità della loro fede e della carità vissuta, diventando così testimoni credibili. Di essi – anche a distanza di anni – è rimasta una traccia indelebile nelle rispettive comunità di appartenenza.

Contenuti

La mostra propone una serie di ritratti di giovani donne e giovani uomini che hanno preso sul serio il Vangelo e lo hanno provato a vivere, con radicalità, gioia ed entusiasmo, secondo la loro specifica vocazione (sacerdotale, religiosa, laicale, coiniugale…). Lo hanno fatto nella loro realtà locale, nella professione, nello studio, nella vita affettiva, nell’impegno pastorale, culturale, sociale, a servizio della Chiesa e della società. Le figure individuate sono italiane, europee, ma anche del Sud del mondo, proprio per dare un’idea globale della santità giovanile, che tocca anche le cosiddette “periferie”. Vengono presentati volti noti e meno noti, giovani e ragazze appartenenti a diversi percorsi ecclesiali, a testimonianza della varietà e della ricchezza del tessuto ecclesiale e del laicato di oggi.

Linguaggio

Le storie sono presentate con un linguaggio moderno, accattivante, graficamente piacevole e affascinante perché il messaggio deve catturare il destinatario (ossia i ragazzi e le ragazze di oggi), veicolando concretamente l’idea che la fede cristiana “funziona” per attrazione. La mostra (che vuole essere popolare e semplice da fruire) si articola in una serie di pannelli tematici, ciascuno dei quali raggruppa figure di “giovani testimoni della fede” accomunati non tanto dalla provenienza geografica o dall’epoca storica in cui sono vissuti i giovani, bensì dal tipo di vita (e di morte) che li ha connotati. A intervallare i vari gruppi di “santi” ci sono alcune frasi di Papa Francesco sui giovani. Ogni pannello, che è stato realizzato in accordo con i familiari e/o associazioni e realtà collegate al “testimone” in oggetto, prevede un’immagine del giovane (ritratto in chiave artistica), una breve biografia e una frase particolarmente incisiva (scritta o pronunciata dalla persona stessa), messa in grande evidenza. Viene inoltre corredato da un QR code che rimanda a siti, libri… A questo proposito, sarà attivata una sinergia con i siti delle riviste della San Paolo.

C’è qualcuno che ascolta il mio grido? Giobbe e l’enigma della sofferenza

A cura di Ignacio Carbajosa e Guadalupe Arbona

Il problema del male e della sofferenza innocente ha sempre interrogato l’essere umano. Negli ultimi tre secoli, invece, questo problema è diventato domanda sulla bontà e l’esistenza stessa di Dio. Come mai un Dio buono può permettere questo? Dal terremoto di Lisbona nel 1755, ai più recenti attentati terroristici, senza dimenticare i campi di concentramento del secolo XX, i grandi incidenti aerei, i disastri naturali o la sofferenza dei bambini nelle guerre.
Il libro biblico di Giobbe ripropone il problema della sofferenza in un modo molto efficace e attuale, come si vede dal fatto che è una delle opere più riprese dalla letteratura contemporanea. La Mostra ripropone il grido di Giobbe in dialogo col grido dei nostri coetanei fino ad arrivare a quel litigio che l’uomo di Us (e l’uomo moderno) presenta a Dio.
La risposta divina non è stata una spiegazione, ma una presenza buona.
Adesso ha un Tu a cui rivolgere le sue domande sul dolore. Con Gesù, volto concreto della misericordia del Padre, è entrata nella storia una Presenza buona che ci permette di guardare in faccia le nostre sofferenze nell’orizzonte delle sofferenze assunte dal Figlio di Dio. Al di fuori di questa storia particolare, la ragione dell’uomo, davanti all’enigma del dolore, è abbandonata a una solitudine spaventosa.

Anno di presentazione
Questa mostra è stata realizzata in occasione della manifestazione “Meeting per l’Amicizia fra i popoli”, anno 2018